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Dark e il Branding

Di tanto in tanto anche io me ne esco con: “Che serie mi consigli?”
L’ultima risposta ricevuta è stata: Dark.

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C’è chi l’ha vista con accanto un taccuino e una penna, chi un espresso per rimanere vigile e chi ha rinunciato dal principio a capirci qualcosa!

Per chi non lo conoscesse Dark è una serie Netflix, vicina alla conclusione, la cui trama parte con la sparizione di 2 ragazzi e continua con viaggi nel tempo dalle conseguenze surreali. Il presente è dettato dagli eventi passati ma anche da quelli futuri. Dalle tue azioni e da quelle degli altri, in un loop perfetto di incastri e conseguenze.

Per chi si occupa Branding questo scenario non è nuovo infatti un Brand segue molto più le logiche di Dark di quanto si possa credere.

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Costruire un Brand e consolidarlo comporta prendere scelte che si riveleranno giuste o sbagliate solo col tempo, noi il futuro non lo prevediamo. Ne prevediamo tanti e solitamente uno si manifesta.

Lo diceva anche Steve Jobs: i puntini si uniscono a posteriori.

Vuol dire progettare oggi le azioni di domani valutando pro e contro. Prenotare oggi la sala per l’evento dell’estate prossima.

Significa creare e mostrare qualcosa oggi, e dargli un senso, per poi stravolgerlo dopo un anno come ha fatto Burger King contro Mc Donald.

Vuol dire trovare connessioni tra argomenti apparentemente scorrelati e mandare un auto nello spazio. Un’azione che di partenza era a favore di un Brand (SpaceX), potrebbe alla fine fortificare o ledere un altro Brand, Tesla: non sappiamo in che condizioni l’auto e il nostro Starman si ripresenteranno.

Adam ne sa qualcosa.

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Quando Fiat decise nel 2006 di modificare il suo marchio, palesando un richiamo al passato prese la decisione sulla base del futuro (ormai passato) che la vide riportare in auge modelli come la 500 e, anni dopo, la Tipo.

Si, il futuro di un Brand influenza il suo presente.

Jeff Bezos, quando aprì Amazon, conosceva già gli scenari possibili. Non come sarebbero andate le cose, ma come sarebbero potute andare.

Il Branding è una materia estremamente orizzonatale. Si pensa spesso che si limiti al nome e al logo ma in realtà si spinge ben oltre.
Un Brand Manager sa che il Brand si manifesta ovunque: tra i dipendenti, tra i clienti, tra gli amici dell’imprenditore, tra i fornitori.
Ogni passaggio, dal produttivo al comunicativo porta il nome del tuo Brand sopra.

Se hai un ristoratore e, per risparmiare o per simpatia verso il fornitore, decidi di acquistare una fornitura di Pepsi invece che Coca-Cola, il tuo Brand non rimane impassibile e ti potresti ritrovare tempo dopo a far fronte ai problemi. Non mi stupirebbe se di punto in bianco cominciassi a ricevere critiche sui prezzi alti del menù.

La figura del Brand Manager è indispensabile per mantenere la rotta comunicativa tra i mille compartimenti di una realtà più o meno grande.

Un Brand non si muove mai solo nel presente. Deve considerare passato e futuro in parallelo ma al contrario di Adam o Claudia che cercavano di strumentalizzare il contesto a loro favore, un Brand deve nascere flessibile per riuscire ad assecondare gli eventi senza uscirne estraniato.

Il Brand è percezione, ognuno gli da una sua lettura. La realtà è percezione, cambia a seconda del punto di vista.

Con questa rubrica, per tutto Giugno, parleremo delle basi del Branding toccando ogni passaggio per vedere come tutto sia parte di un progetto più grande. Curiosità, esempi e spunti che possono essere utilizzati da qualsiasi realtà.

SPOILER: Il Branding, alla fine, sta tutto nel buonsenso.